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"Il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fanno produrre gli avvenimenti; un gruppo un po' più importante che veglia alla loro esecuzione e assiste al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto".

mercoledì 5 dicembre 2012

Vulcani attivi su Venere?


Sei anni di osservazioni della sonda europea Venus Express hanno mostrato grandi cambiamenti nel contenuto di diossido di zolfo (anidride solforosa) nell’atmosfera venusiana ed una intrigante spiegazione può essere fornita da eruzioni vulcaniche ancora in atto sul pianeta.
Rappresentazione artistica di un’eruzione vulcanica su Venere. (ESA/AOES Medialab)
La spessa atmosfera di Venere contiene questo elemento in quantità circa un milione di volte superiori a quelle presenti nell’atmosfera terrestre, e sul nostro pianeta la maggior parte di questo composto è dovuta all’attività vulcanica. Gran parte del diossido di zolfo di Venere è nascosto dalle dense coltri di nubi, ma, visto che si tratta di un gas che viene distrutto facilmente dalla radiazione solare, ciò significa che la quantità osservata negli strati superiori dell’atmosfera venusiana è di recente formazione.
La superficie di Venere, come mostrato dalla sonda della NASA Magellan, che agli inizi degli anni  ’90 effettuò una completa mappatura radar del pianeta, è coperta da centinaia di vulcani, ma si dibatte molto sulla loro attività, il che è un obiettivo per la Venus Express. La missione ha già trovato delle chiavi importanti per svelare attività vulcaniche recenti, cioè nelle ultime centinaia o migliaia di anni. Una precedente analisi della radiazione infrarossa proveniente dalla superficie venusiana ha indicato dei flussi lavici abbastanza evidenti, portando a pensare che alcuni vulcani siano entrati in attività in tempi recenti. Ora, una analisi della concentrazione del diossido di zolfo nell’alta atmosfera negli ultimi 6 anni fornisce un’altra chiave.
Andamento dell’abbondanza di anidride solforosa nell’atmosfera di Venere negli ultimi 30 anni. (ESA/AOES Medialab)
Quando la sonda nel 2006 arrivò a Venere, i suoi strumenti registrarono un significante incremento nella densità media di anidride solforosa nell’alta atmosfera, seguito da un decremento che ha portato a valori decine di volte inferiori rispetto a quelli di oggi.
Una simile caduta si verificò anche tra il 1978 e il 1992, durante il quale la sonda della NASA  Pioneer Venus tenne sotto osservazione Venere.
A quel tempo, la spiegazione preferita verteva sull’immissione di questo composto da parte di uno o più vulcani, con la Pioneer Venus giunta proprio all’inizio della fase di declino.
Se si nota un aumento della quantità di diossido di zolfo nell’alta atmosfera, ciò sta a indicare che c’è un qualche meccanismo che l’ha prodotto di recente, visto che altrimenti sarebbe stato distrutto dalla radiazione solare. Una o più eruzioni vulcaniche potrebbero  spiegare questi incrementi, ma le peculiarità della circolazione atmosferica del pianeta, che non sono ancora del tutto note, potrebbero causare un rimescolamento di questo gas e riprodurre lo stesso risultato. L’atmosfera di Venere, infatti, ruota molto in fretta e impiega solo circa 4 giorni terrestri a compiere un giro completo, contro i 243 giorni impiegati dal pianeta ad effettuate una rotazione attorno al suo asse.
A causa di questa rapidità è quindi complicato isolare ogni punto di origine del diossido di zolfo. Se i vulcani sono responsabili di questo incremento, allora questo potrebbe derivare da più zone vulcaniche minori piuttosto che da una grande attività vulcanica localizzata in una sola regione della superficie del pianeta.

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