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"Il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fanno produrre gli avvenimenti; un gruppo un po' più importante che veglia alla loro esecuzione e assiste al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto".

mercoledì 22 dicembre 2010

Michio Kaku: soltanto la scienza può realizzare i sogni impossibili


Michio Kaku è professare di fisica teoretica al City College di New York

Michio Kaku è professare di fisica teoretica al City College di New York

Ha classificato l’impossibile in 3 categorie: ciò che sarà realizzabile entro pochi decenni, ciò che lo sarà entro alcuni secoli e ciò che, forse, rimarrà relegato nei sogni. Michio Kaku è un fisico americano di origine giapponese famoso per gli studi cosmologici, ma anche per le provocazioni da grande divulgatore. Con i colleghi e il grande pubblico, come dimostrerà nella prima tv in programma su «Discovery Science» il prossimo 4 gennaio.

Professore, lei sostiene che molto della fantascienza sta per diventare realtà, perché rientra nella sua «categoria 1»: un esempio?
«Una delle impossibilità più probabili è l’invisibilità: già oggi si realizzano enormi progressi nel “far sparire” gli oggetti con le radiazioni a microonde e sono convinto che presto avremo qualcosa di simile al mantello di Harry Potter».

Qual è la scoperta che ci aspetta e che la emozionerebbe di più?
«Le scoperte che ci aspettano sono una quantità enorme. Una è legata al teletrasporto, l’abilità di sparire e riapparire in un altro posto. In Austria, all’università di Vienna, sono state teletrasportate singole particelle di luce, i fotoni: il record, al momento, è di 600 metri attraverso il Danubio. E un giorno useremo questa tecnica per spostarci sulla stazione spaziale e andare sulla Luna. Certo, ci vorrà tempo, però nei prossimi decenni speriamo di cominciare a teletrasportare le molecole e forse il Dna. Un’altra scoperta è connessa all’intelligenza artificiale e al processo noto come “singularity”: sarà il momento in cui i robot diventeranno più intelligenti di noi. E’ meglio non stabilire una data assoluta: alcuni la prevedono tra 20 anni, altri la spostano tra 1000 anni e altri ancora ritengono che non si verificherà mai».

E’ uno scenario di luci e ombre che non la inquieta?
«Da una parte sarà un bene, perché i robot faranno i lavori che sono troppo pericolosi per noi: colonizzeranno Marte o la Luna, scenderanno negli oceani, salveranno persone in pericolo. D’altra parte, se cominceranno a eguagliare la nostra intelligenza, che cosa dovremo fare? Ci sono varie alternative. Una è inserire un chip nei loro cervelli per spegnerli, nel caso in cui diventassero pericolosi, anche se è possibile che siano così astuti da rimuoverlo. Un’altra alternativa è insegnare loro a integrarsi nella società, sebbene ci sia sempre la possibilità che qualcuno si rifiuti. Alla fine lo scenario preferibile è che siano gli umani a fondersi con l’intelligenza artificiale».

E il suo sogno di scienziato? Qual è la teoria futura che potrebbe cambiare il modo di guardare l’Universo?
«Quando era bambino, Einstein era da poco scomparso e ci si interrogava sul fatto che non fosse riuscito a completare la sua teoria, la “teoria del tutto”. Avrebbe dovuto essere un’equazione non più lunga di un paio di centimetri, eppure capace di includere tutte le leggi della fisica. Einstein disse che sarebbe stato come leggere nella mente di Dio. Oggi, credo, l’abbiamo finalmente elaborata: si chiama Teoria delle Stringhe e alcuni suoi aspetti periferici verranno testati nel “Large Hadron Collider” del Cern. Sebbene la macchina non sia abbastanza potente per ricreare il Big Bang, si spera di scoprire alcune nuove particelle, le “sparticles”: pensiamo che siano nient’altro che una nota più alta sulle stringhe stesse e che si identifichino con la materia oscura».

E se non si scoprissero mai?
«Credo che dovrà bastare la matematica pura per rispondere alla domanda se quella delle Stringhe sia la “teoria del tutto”. E’ ciò di cui mi occupo ogni giorno: sono uno dei co-fondatori della “String Field Theory”, che rappresenta una delle branche fondamentali della teoria stessa».

Che cosa significa disporre della teoria del tutto?
«Molte cose. Prima di tutto ci dirà che cosa è accaduto prima del Big Bang: la “String Theory” sembra privilegiare un multiverso di universi, in cui i “big bangs” si ripetono. Un’altra questione che potremmo affrontare sono i viaggi nel tempo. Tanti non lo sanno, ma già nel 1949 una prima soluzione fu scoperta da Einstein. Oggi ce ne sono centinaia diverse, ma non sappiamo se siano stabili. La Teoria delle Stringhe ci darà una risposta».

A proposito di impossibilità, molti collocano i problemi energetici più vicini al suo livello 3 che all’1: lei come risponde?
«Penso che i prossimi 10 anni saranno caotici: non emergerà un vero sostituto per il petrolio, mentre ci saranno molte tecnologie in competizione. Credo però che a un certo punto la linea del prezzo dei combustibili fossili in continua ascesa e quella dei costi del solare in continua discesa si incontreranno e allora entreremo nell’era dell’idrogeno. Poi tra 20-30 anni la fusione nucleare diventerà una possibilità concreta. Ciò significa che entro la metà del secolo il pericolo del riscaldamento globale sarà stato scongiurato: i rischi, quindi, restano concreti per i prossimi 10-20 anni».

E’ saggio pensare che per la scienza tutto (o quasi) sia possibile? Sono molti i critici che vorrebbero imporre limiti alla ricerca e all’hi-tech.
«La scienza è come una spada: un lato può colpire la povertà, l’ignoranza, le malattie e liberare milioni di persone. Tutto ciò che ci circonda è un suo prodotto e infatti la ricerca è il motore della prosperità. Poi c’è l’altro lato della lama, che può essere usato da dittatori e governi “canaglia” per fare del male. Ma, se si guarda alla marcia che ha intrapreso, si vede che la scienza ha una direzione identificabile. Internet è un emblema: avrebbe potuto trasformarsi nel Grande Fratello, dato che in origine era un’arma del Pentagono, ma nell’89 la National Science Foundation decise di “cederla” e oggi è un formidabile strumento di democrazia».


link del sito di Michio Kaku:http://mkaku.org





Dr. Kaku è ora sul social network Facebook.


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