L’EQUIPE DELLA CLEVEL
Che include anche scienziati dell’IRSN ha lavorato a partire dal Registro nazionale delle emopatie dei bambini dal 2002 al 2007 . Hanno realizzato uno studio comparativo tra casi di leucemia (2753 bambini al di sotto dei 15 anni) e un gruppo di età analoga di soggetti testimoni (popolazione generica pari a 5000 per anno), comparando le incidenze delle leucemie nella popolazione di bambini e adolescenti che vivono nel raggio di 5Km da una centrale nucleare e nella popolazione pediatrica in generale. Ebbene il risultato è che la probabilità per un bambino o un’adolescente di soffrire di una leucemia è di 1,9 volte più elevata se vive a meno di 5 Km da una centrale nucleare. I casi osservati sono 14 contro 7,4 casi nella popolazione testimone. L’indice, se riferito a bambini al di sotto dei 5 anni è ancora più elevato con 8 casi osservati su 3,6 della popolazione testimone, dunque 2,2 volte in più. Gli autori dello studio però prendono le distanze dalla possibile spiegazione di una crescita di rischio leucemia nei pressi delle centrali nucleari a causa del rilascio di radionuclidi nell’aria. Spiega Jacqueline Clavel:
NON ABBIAMO RITROVATO ALCUNA ASSOCIAZIONE TRA
l’aumento del rischio di leucemia e la zona geografica stabilita in funzione della dose di radiazioni a cui i soggetti sono stati esposti. Le dosi sono mille volte inferiori della radioattività naturale. sarebbe dunque necessario identificare i fattori che spieghino le nostre osservazioni. Il nostro studio mostra una correlazione tra le leucemie in prossimità di una centrale nucleare. Ma poiché non abbiamo identificato i fattori che le causano non possiamo giungere a conclusioni in termini di prevenzione. Ovviamente gli scienziati autori dello studio invitano altri colleghi a approfondire con nuove ricerche le cause. Di certo è chiaro che non conviene vivere nei pressi di una centrale nucleare se non oltre i 5km.
fonte : http://www.ecoblog.it/