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"Il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fanno produrre gli avvenimenti; un gruppo un po' più importante che veglia alla loro esecuzione e assiste al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto".

domenica 24 maggio 2020

Catari

PREMESSA

Per far accogliere meglio dal punto di vista storico-filosofico il secolo XI-XII e le sue vicende. Va specificato che in questi secoli di grandi trasformazioni sociali e di grande fervore economico vigeva il potere temporale della chiesa (il termine Potere Temporale è costituito da quel periodo storico in cui il Papa era anche sovrano dello Stato Pontificio).
In questi secoli termina l’isolamento del mondo latino-cristiano che grazie allo sviluppo commerciale e all’espansione politica e militare viene in contatto con altre tradizioni scientifico-filosofiche e ci si accompagna con un torpore religioso e una marcata decadenza dei costumi.
L’
ordo rectorum seu praedicatorum, a cui apparteneva il clero e poi ordo continentium cui appartenevano i monaci e poi ordo coniugatorum cui appartenevano i laici non consentiva un’autentica comunione di ideali religiosi, anzi si puo’ dire che rendeva difficile una forte ripresa spirituale.
Il clero, a cui spettava la missione di predicare, era piu’ legato all’autorità imperiale e ai suoi problemi, che non al Papa e alle sue direttive; i monaci invece erano isolati nei loro monasteri. Nel 1200, in reazione a questo quadro e a questa situazione, nacquero molti movimenti popolari, che propugnavano l’ideale evangelico della povertà, praticavano l’umiltà, rifiutavano il fasto del clero e della gerarchia e difendevano la necessità di sostenersi con il proprio lavoro.
Ma la povertà era motivata, oltre che dal vangelo, anche da una mentalità manichea; il richiamo alla chiesa primitiva comportava anche il rifiuto delle strutture gerarchiche; la penitenza, oltre che imitazione di Cristo, era anche disprezzo del corpo e del mondo. Tutto questo, compreso il timore di condividere con dei laici la facoltà di predicare, fece apparire coloro che appartenevano a questi movimenti popolari (flagellanti,Umiliati ecc) come eretici. In tutta questa realtà, 
Francesco D’Assisi (1182-1226) accogliendo le istanze piu’ valide dei movimenti popolari (vivere secondo il Vangelo, rifiutare il fasto, sostenersi con il proprio lavoro e predicare) e superando gli elementi negativi (l’insubordinazione alla chiesa gerarchica e il pessimismo) con la sottomissione alla chiesa e una concezione gioiosa della vita, diede inizio al movimento francescano.
I suoi seguaci non cercavano i deserti ma le città, dove si svolgeva la vita reale, con tutta la sua folla e i suoi problemi. I francescani erano di origine borghese, essi conservavano lo spirito d’iniziativa e d'intraprendenza. Si pensi alla molte attività sociali, ai viaggi che intraprendevano, perchè non stabili ma vagantes alle missioni in medio oriente. In breve il movimento francescano intendeva essere la traduzione delle istanze religiose popolari piu’diffuse e profonde alla luce di un Cristianesimo attivamente vissuto.
Oltre alle varie forme di attività a favore dei diseredati, si pensò presto ad un tipo di attività propriamente culturale, per far fronte alle istanze provenienti dalle nuove conoscenze filosofiche che sembravano in contrasto con lo spirito cristiano. Non era forse necessario arginare, oltre che con l’esempio con la dottrina, il pessimismo dei movimenti ereticali?
L’ascetismo cataro che implicava il rifiuto della natura del corpo? Non era forse necessario teorizzare un’ascesi di Dio come recupero della bellezza della natura e della grandezza dell’uomo che se rinuncia non disprezza, ma si innalza e s'invera?
Non era forse necessario confutare le tesi dell’unità dell’intelletto, che sminuiva la responsabilità individuale, del fatalismo e del dualismo greco e manicheo, che compromettevano l’unità e la positività della natura, infiltratesi nel mondo culturale del tempo con la scoperta degli scritti Aristotelici???
L’attività puramente pastorale senza una cultura non era adeguata ai tempi, non era sufficiente. A suo fondamento era appunto necessaria un’intensa ripresa della vita culturale. Di questa Bonaventura da Bagnoregio fu interprete ed organizzatore, al punto di meritare il titolo di “
secondo fondatore dell’Ordine Francescano”.

CATARI

Dal greco "puri", questo termine è usato per indicare gruppi di religiosi che si diffusero nell'Europa centrale ed occidentale tra il XII e XIII secolo. Furono identificati anche come bulgari per la loro provenienza di origine balcanica e per il loro rapporto con i bogomili o “manichei”, e la loro presunta continuità con questa setta gnostica esistente in Armenia dal VII al IX secolo.
Le testimonianze sicure sull’esistenza dei catari in occidente datano la metà XII secolo. I predicatori catari svolgevano spesso l’attività di tessitori, così in Francia furono chiamati tisserands, provocando qualche confusione con i valdesi. I catari non usavano dottrine e pratiche tanto sconosciute ad altre dottrine e pratiche di correnti eterodosse ed evangeliche medioevali, in quanto rifiutavano ogni proprietà anche comune, spostandosi come gli apostoli di città in città a predicare la buona novella. Si distinguevano per il loro ascetismo rigoroso, come ad esempio il rifiuto di bere il latte, e ritenevano valido ed unico solo il sacramento del battessimo in spirito trasmesso con l’imposizione delle mani. I catari non avevano alcun legame con la chiesa cattolica, che non intendevano riformare o cambiare, ma condannavano e rifiutavano in blocco. Non va trascurato l’aspetto e lo zelo missionario dei ”perfetti” che permise al catarismo di diffondersi rapidamente in gran parte dell’Europa occidentale da nord(Artois, Champagne) al sud della Francia (Linguadoca) fino all’Italia settentrionale.
Intorno al 1176 ebbe luogo il concilio cataro di San felice di Caraman, dove furono presenti i rappresentanti delle diverse comunità catare della Linguadoca e vescovi catari della Francia settentrionale e della Lombardia, oltre ad un alto dignitario della chiesa catara di Costantinopoli, il ”papas” Niceta, che convinse i presenti a professare un “dualismo assoluto”, di contro al dualismo mitigato sostenuto sino ad allora da molti. Inoltre, furono rinforzate le strutture diocesane e nuovi vescovi furono consacrati da Niceta. In questo modo furono gettate le basi di un successo che doveva portare il catarismo, alla fine del XII secolo, a diventare un fenomeno europeo la cui espansione, almeno in regioni-chiave come la Linguadoca e l’Italia settentrionale e centrale, metteva in discussione il monopolio religioso e l’egemonia ideologica del papato, preparando la controffensiva che doveva scatenarsi nel secolo successivo.
Il catarismo non costituisce un sistema dottrinale ed ecclesiastico coerente e compiuto. Ogni chiesa locale godeva di un’ampia autonomia e nessuna autorità centrale poteva imporre la sua ortodossia. Così se i Catari della Linguadoca sembravano aver aderito in gran maggioranza al dualismo assoluto che predicava la coesistenza ab aeterno di principio di bene e di principio di male, diversa era la situazione delle chiese italiane, dove si produssero scismi derivanti da questioni dottrinali.
Così, alla fine del XII secolo entrarono in conflitto la chiesa di Concorezzo, che sosteneva un dualismo mitigato secondo il quale il principio del male, in genere identificato con Lucifero, era una creatura divina, e quella di Desenzano, fedele invece al dualismo assoluto. Questo tema va letto tenendo conto dello scopo principale del catarismo, che propugnava una via di salvezza per liberare il credente dal dominio del male che dominava il mondo terreno e tutta la creazione materiale, qualunque fosse la sua origine. Di qui il sostanziale ottimismo che si celava dietro il mito pessimistico. I Catari, infatti, annunciavano un messaggio di liberazione che avrebbe permesso all’elemento di divinità presente in ogni uomo di emanciparsi dalla prigionia della materia. Per riuscire in questo sforzo era necessario seguire Cristo, messaggero angelico di Dio, che aveva lasciato nel vangelo una rivelazione che permetteva di ritrovare all’uomo la purezza dell’animo attraverso la preghiera, soprattutto con la frequente recita del Padre Nostro e l’ascesi rigorosa.
Per i Catari la Chiesa cattolica aveva tradito il vangelo, dissimulandone la verità profonda: erede corrotta di una comunità originariamente pura, si era disposta al servizio del male cercando il potere temporale e la ricchezza.  Al contrario la vera Chiesa di Dio, composta da buoni cristiani, era spiritualmente pura e non avanzava alcuna rivendicazione economica o aspirazione di ordine politico, dal momento che ogni forma di potere politico e mondano era di origine demoniaca.
La comunità catara, composta prima di tutto dai “perfetti”, e cioè da coloro che si dedicavano integralmente al compito missionario conservando la loro purezza grazie ad una vita integerrima, comprendeva anche i catecumeni, e cioè tutti coloro che con il loro lavoro permettevano ai perfetti di conservare la loro purezza non contaminandosi e consacrandosi interamente alla loro missione salvifica.
Il catarismo si presentava così in questo modo -ecco una delle ragioni del loro successo – come il cristianesimo autentico, restituito finalmente della sua originaria purezza e alla sua essenza spirituale, come comprovava il rifiuto dei sacramenti dal momento che l’unico era la trasmissione dello spirito santo attraverso l’imposizione delle mani.
Col tempo, quello che era stato un elemento di forza doveva trasformarsi in un elemento di debolezza, infatti vediamo che l’estraneità tipica dei catari nei confronti della storia e del mondo che ne aveva favorito in un primo momento l’iniziale diffusione, come esempio vivente di evangelismo radicale, si doveva rivelare in seguito, soprattutto di fronte alla macchina organizzativa messa in moto dalla Chiesa, come un oggettivo elemento di debolezza.
Per combattere l’eresia nella Francia meridionale, dove i catari erano appoggiati dal conte di Tolosa Raimondo VI, la chiesa inviò i cistercensi per una presentazione analitica delle vicende. Ma l’uccisione del legato Papale Pietro di Castelnau spinse Innocenzo III a bandire nel 1208 la crociata contro di essi. La guerra si concluse con la pace di Parigi nel 1229. Contemporaneamente, in un concilio tenutosi a Tolosa, si elaborarono duri provvedimenti in materia legislativa di eresia: coloro che fossero stati scoperti e riconosciuti eretici dovevano essere consegnati al braccio secolare per ricevere la punizione a loro destinata per i crimini compiuti.


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